Cassazione, “l’autoriciclaggio” ed il ruolo dei commercialisti

Il soggetto dell’autoriciclaggio e riciclaggio

Recentemente la Corte di Cassazione ha chiarito che il reato di “autoriciclaggio” riguarda solo ed esclusivamente la condotta del soggetto che fa rientrare i soldi sporchi nell’economia legale e che contemporaneamente ha compiuto o concorso a commettere il delitto  dal quale provengono i proventi illeciti, mentre risponde del reato di riciclaggio e non di concorso in autoriciclaggio chi non ha partecipato al reato  ma ha solo ripulito i soldi sporchi nell’interesse di chi ha compiuto il delitto.

Questo è quanto in estrema sintesi emerge, sottolinea l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, esperto di reati finanziari, dalla sentenza della Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione del 18 aprile 2018, n. 17235.

autoriciclaggio commercialistaIl caso specifico affrontato dai giudici delle leggi riguardava una commercialista che, giovandosi dello scudo fiscale, poneva in essere una serie di operazioni commerciali e finanziarie per permettere di far rientrare in Italia somme considerevoli e di provenienza illecita del proprio assistito.

Ebbene, osservano gli avvocati penalisti di ILA ( International Lawyers Associates), nel caso in cui il soggetto ricicli per sé, commettendo autoriciclaggio (art. 648-ter c.p.), i beni, il denaro o le altre utilità provenienti dalla commissione di un delitto non colposo, vengono impiegati, sostituiti, trasferiti, in attività economiche, finanziarie o imprenditoriali o speculative dal medesimo soggetto che abbia commesso o concorso a commettere il delitto presupposto, al fine di ostacolare in concreto l’identificazione della loro illecita provenienza.

Al contrario, se le stesse condotte sono poste in essere da un altro soggetto, possono trovare applicazione diversi reati, come quello di ricettazione, riciclaggio o reimpiego di denaro, beni o altre utilità di provenienza illecita.

autoriciclaggioSecondo la Suprema Corte il soggetto che aiuta a commettere il reato di reinvestimento di denaro illecito deve rispondere del più grave delitto di riciclaggio: infatti colui che agevola deve essere punito più severamente di quanto non avverrebbe in applicazione delle norme sul concorso di reato e in modo autonomo, rispondendo di riciclaggio e non di autoriciclaggio, in considerazione del fatto che l’art. 648-ter c.p. punisce solo quelle condotte che prima non potevano integrare reato.

Si segnala, inoltre, sempre in tema di autoriciclaggio, l’interpretazione della Corte di Cassazione sull’interpretazione da dare al quarto comma dell’art. 648-ter.1. c.p. ai sensi del quale, come è noto, «fuori dei casi di cui ai commi precedenti, non sono punibili le condotte per cui il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate alla mera utilizzazione o al godimento personale».

Il parere dell’avv. Alexandro Maria Tirelli

Di conseguenza, chiosa l’avvocato Alexandro Maria Tirelli “chi utilizza le risorse accumulate in conseguenza di attività illecite può andare esente da responsabilità penale solo e soltanto se utilizzi o goda dei beni proventi del delitto presupposto in modo diretto e senza che compia su di essi alcuna operazione atta ad ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa».

A cura della redazione di ILA