Confische dei beni mafiosi, ecco cosa prevede il nuovo decreto sicurezza

Beni confiscati

Nel nuovo decreto sicurezza approvato in parlamento lo scorso dicembre emergono importanti novità nelle procedure di gestione e destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose. In particolar modo riguardo la nomina e revoca dell’amministratore giudiziario, cioè colui a cui è affidata la gestione dei beni confiscati, il decreto prevede che i criteri di nomina vengano stabiliti tramite un successivo decreto ministeriale e stabilisce che gli incarichi possibili non possano comunque essere più di tre. Oltre a diversi interventi sui compiti dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, a un incremento delle risorse per le commissioni incaricate di gestire enti sciolti per mafia, il decreto – si legge nel testo – si concentra anche sulla destinazione dei beni e delle somme confiscate, regolata dall’articolo 48 del Codice antimafia. Attualmente i beni immobili confiscati possono ad esempio essere “mantenuti al patrimonio dello Stato; essere trasferiti in via prioritaria al patrimonio del Comune ove l’immobile è sito o essere trasferiti al patrimonio del Comune, se confiscati per il reato di Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (articolo 74 del Testo Unico in materia di stupefacenti)”.

L’opinione dell’Avv. Alexandro Maria Tirelli

“Si potrebbe pensare a un depotenziamento delle autorità regionali e comunali nella destinazione dei beni a sfondo sociale – commenta Alexandro Maria Tirelli, esperto in diritto penale internazionale – come previsto dalla legge Rognoni-La Torre. Con il decreto quest’ultima possibilità di destinazione cambia e viene meno l’automatismo del trasferimento al Comune dei beni nel caso di confisca a seguito del reato previsto all’articolo 74 del TU, per la loro destinazione a centri di cura e recupero di tossicodipendenti o a centri e case di lavoro per i riabilitati”.

Secondo la relazione illustrativa del decreto, questa modifica “tiene conto della circostanza che non tutti i beni confiscati per tale reato possono prestarsi a tali usi e che gli enti coinvolti potrebbero comunque non essere in grado di utilizzarli”. Per quanto poi riguarda la vendita dei beni confiscati, il provvedimento amplia la platea dei possibili acquirenti. Il Centro Studi del Senato spiega infatti che la nuova norma “prevede la possibilità di aggiudicazione al migliore offerente, con il bilanciamento di rigorose preclusioni e dei conseguenti controlli, allo scopo di assicurare che il bene non torni all’esito dell’asta nella disponibilità della criminalità organizzata”. Inoltre, viene introdotta una procedura di regolarizzazione dell’immobile nei casi di irregolarità urbanistiche sanabili.