Cooperante rapita in Kenya. Procura e Ministero a caccia di testimoni

Silvia Romano è ancora nelle mani di un gruppo ribelle di milizie fondamentaliste in Kenya.

La cooperante di 23 anni, che da anni lavora con la Ong Africa Miele è nella mani di un gruppo fondamentalista islamico di nome Al Shabaab. Sono ore di speranza e di lavoro per le autorità di polizia e dell’intelligence del Kenya per venire a capo del rapimento avvenuto il 20 novembre scorso nel villaggio di Chakama nella contea di Kifili, a circa 80 chilometri da Malindi. La notizia dell’arresto di un membro del commando, che ha sequestrato la giovane cooperante italiana, avvenuto domenica, ma di cui si è avuto notizia solo mercoledì 11 dicembre, riapre scenari di speranza per la famiglia della ragazza.

kenya-italiana-rapita“Quella somala-kenyota è un’area di crisi molto drammatica – spiega l’avvocato penalista Alexandro Maria Tirelli, tra i maggiori esperti di fenomeni criminali legati al narcotraffico e al terrorismo internazionale – il Ministero degli Affari Esteri d’Italia ha la facoltà di cercare di rintracciare elementi di novità e di dialogo con i miliziani, perché si tratta di personaggi noti alle autorità giudiziarie del posto. In precedenza, infatti, la banda si è resa protagonista di altri casi di stranieri rapiti nel Distretto di Kilifi.
La Procura di Roma in questo caso ha già aperto un’indagine anche sulla base di accordi bilaterali e multilaterali tra l’Italia e il Kenya per la cooperazione sulla lotta al terrorismo di matrice islamica”.