Il traffico di clandestini a Malpensa, la rete di spionaggio del diplomatico

Spie nelle Ambasciate e nei Consolati 

Quello scoperto all’aeroporto non sarebbe solo un «semplice» giro di connazionali clandestini. «Un piano per muovere agenti segreti nella Ue»

Quello di Ibra Lebbe Hadji Jameel, un funzionario del Corpo diplomatico dello Sri Lanka, non sarebbe stato un «semplice» e già visto traffico di connazionali clandestini, fatti sbarcare con documenti falsi all’aeroporto di Malpensa — ovvero un pratica diffusa che infatti è stata presto archiviata mediaticamente — ma un piano articolato per poter immettere, in Italia e soprattutto nel resto dell’Unione europea, degli spioni. «Soldati» dei Servizi segreti pilotati nelle Ambasciate e nei Consolati per carpire segreti e fatti passare, questo almeno era l’obiettivi, per dei comuni cittadini.

I soldi e la base

Traffico di clandestini a MalpensaIl «sistema» del 53enne, arrestato dalla polizia a metà mese nello scalo varesino e incarcerato a Busto Arsizio, all’analisi degli inquirenti sta assumendo una «connotazione» diversa. E più pesante. Anche se l’avvocato del cingalese, Alexandro Maria Tirelli, sostiene che quel «trasporto» sia stato soltanto un «modo» per sfruttare la propria posizione professionale e per arricchirsi, le risultanze degli accertamenti nello Sri Lanka ipotizzano una rete estesa, attiva da tempo, e della quale Ibra Lebbe Hadji Jameel era una delle ultime pedine, il manovale, il passeur, lo scafista, quello che fisicamente accompagnava gli irregolari in aereo e li affiancava ai varchi doganali nelle fasi di controllo dei passaporti. Ecco, i passaporti. Nell’ultimo viaggio con atterraggio a Malpensa, Ibra Lebbe Hadji Jameel era insieme alla moglie e a quattro ventenni, due ragazze e due ragazzi. Sui documenti dei ragazzi, i visti di Schengen erano fasulli. L’aereo proveniva da Doha, Qatar. All’agente che ha osservato quei documenti, l’anomalia è apparsa evidente. Neanche c’è stata la volontà di realizzare passaporti taroccati da una mano esperta. Perché?

Obiettivo Parigi

Spionaggio del diplomaticoSecondo quanto emerso dalla Procura di Busto Arsizio, titolare dell’inchiesta, il diplomatico si sarebbe difeso sostenendo che, incaricato dai genitori dei ragazzi e in «cambio» di 4mila euro in contanti per ognuno, doveva garantire agli stessi l’arrivo conclusivo a Parigi. Non è chiaro per quale motivo, anziché la Francia, sia stata scelta l’Italia. Difficile ipotizzare che Ibra Lebbe Hadji Jameel, nell’allestimento del piano e si desume immaginando i rischi che avrebbe corso, abbia sottovalutato la qualità dei controlli nell’aeroporto varesino. Chi «muove» clandestini per via aerea, preferisce soluzioni meno problematiche per poi girare liberamente nell’Unione europea, a cominciare dalla Grecia che rimane un «porto franco». L’espulsione dei quattro giovani ha di fatto tolto «materiale» importante agli investigatori, perché quei ragazzi avrebbero potuto essere «approfonditi» e fornire informazioni utili. In cella Ibra Lebbe Hadji Jameel sta gestendo il trascorrere dei giorni senza particolari sofferenze, così almeno si apprende dal penitenziario di Busto Arsizio peraltro alle prese, in queste ore, con una rivolta dei detenuti che ha provocato il ferimento di dieci guardie.

Gli anni in Mediorente

Spionaggio del diplomaticoNelle fasi successive all’arresto si è cercato di sminuire il «peso» diplomatico di Ibra Lebbe Hadji Jameel, una figura invece assai nota nella sua nazione, dove l’arresto ha generato una fibrillazione che parrebbe perfino eccessiva se, per appunto, fossimo alle prese «esclusivamente» con quattro clandestini e basta. Il 53enne vanta un passato, sempre da ufficiale diplomatico, in Giordania e in Libano tra l’agosto del 2012 e il febbraio del 2015. Negli ultimi tempi, aveva avuto un incarico in Islanda ed era finito al centro di una lotta interna alla diplomazia cingalese, tanto che era stato allontanato e riammesso con la consegna di un nuovo passaporto. Una figura che, da un lato, ha un curriculum riconosciuto e, dall’altro lato, vanta già passaggi misteriosi nella sua carriera. Ibra Lebbe Hadji Jameel è esperto del mondo mediorienate e ha buoni agganci nei Paesi arabi. Nessuno, al momento, può escludere che il cingalese abbia introdotto già altre persone in Italia, persone che magari non erano connazionali, ma agenti dello spionaggio internazionale.

Fonte: Corriere della Sera (Milano)