Start up e bancarotta fraudolenta
Da un punto di vista del diritto sostanziale, la eventuale punibilità in Italia per il delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione nel caso in cui, ad essere coinvolta nella vicenda, non sia una società semplice, bensì una start up innovativa.
In questo caso si escluderebbe a monte la possibilità della configurazione del delitto di bancarotta fraudolenta, rientrando il fallimento di dette forme di società in una disciplina giuridica separata da quella comunemente prevista per il fallimento di Società “normali”, escludendo così la configurabilità in Italia di detta forma di reato per le società innovative…”
Le start up innovative non sono soggette alle procedure previste dalla legge fallimentare per le situazioni di insolvenza. La crisi di queste società si risolve pertanto solo con l’accordo di composizione e con la liquidazione dei beni ai sensi dell’articolo 31 del D.L. 179/2012 (convertito con modifiche dalla L. 221/2012).
Le ragioni di una simile deroga sono esplicitate nella Relazione illustrativa del Decreto Sviluppo che motiva la scelta sulla base “dell’elevato rischio economico assunto da chi decide di fare impresa investendo in attività ad alto livello di innovazione. Si vuole indurre l’imprenditore a prendere atto il prima possibile del fallimento del programma posto alla base dell’iniziativa, posto l’elevato tasso di mortalità fisiologica delle start up”.
A differenza degli altri soggetti non fallibili, tuttavia, le start up innovative godono di una esenzione solo temporanea dagli istituti previsti della legge fallimentare. Infatti, la durata massima dello status di start up è fissata in quattro anni.
Ove i requisiti richiesti dalla legge per le start up vengano meno, per il decorso del tempo ovvero per un provvedimento pubblicato nel registro delle imprese, occorre domandarsi se le società in questione siano assoggettabili al fallimento o a una procedura concorsuale minore.
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