Imprese, accordo Italia-Cina per la nuova via della seta

Armistizio raggiunto tra USA e Cina

Scongiurata la guerra a colpi di dazi doganali tra Usa e Cina (con ricadute soprattutto sui paesi esportatori come l’Italia) i riflettori della Finanza internazionale sono ora posizionati sul cosiddetto armistizio raggiunto dalle due superpotenze al G20 di Buenos Aires lo scorso 30 novembre. Il buon esito della negoziazione dovrebbe aver allontanato il pericolo di nuovi rallentamenti del sistema economico che soffia sull’Europa e le avvisaglie di recessione che si avvertono già in Italia”, commenta l’avvocato penalista Alexandro Maria Tirelli, analista di diritto internazionale.

Intesa tra Tria e Ministro Liu Kun

All’apice delle tensioni tra Xi Jingping e Donald Trump il ministro dell’economia Giovanni Tria – perseguendo insieme agli altri paesi dell’Ue una strategia multilaterale basata sui principi della reciprocità e della non discriminazione che da settanta anni sono i cardini del Gatt (General Agreement on Tarifs and Trade)  – tre mesi prima del G20 era volato a Pechino per evitare eventuali “vendette trasversali” e rinsaldare i punti di contatto con il governo cinese.

Le intese più significative del vertice tra Tria e il ministro delle Finanze cinese Liu Kun (avvenuto appunto il 28 agosto scorso) hanno prodotto essenzialmente due risultati. Primo: l’inserimento dello yuan, la moneta ufficiale cinese, nel portafoglio delle riserve della Banca d’Italia, per favorire investimenti sui titoli di Stato cinesi e per sostenere il processo di internalizzazione della valuta sui nuovi mercati esterni. Secondo, il coinvolgimento dell’Italia nella cosiddetta Nuova via terrestre della seta, un colossale progetto di infrastrutture a sostegno dei collegamenti e della cooperazione tra la Cina e l’Eurasia, di cui l’Italia è parte in causa per via della sua strategica posizione geografica. Si tratta di una proposta già discussa durante il summit The Belt and Road Forum for International Cooperation del 2017 a Pechino, quando l’ex presidente del consiglio aveva accolto la proposta di offrire i porti di Trieste e Genova come terminali del Mediterraneo prima del transito delle merci verso il Nord Europa.